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Lavorare con lentezza a Shanghai
- Gennaio 26, 2012
- Pubblicato da: Gestore Roma
- Categoria: Blog Racconti di viaggio
di Sandra Lombardo
Alle tre è sempre troppo presto o troppo tardi, qualsiasi cosa tu voglia fare.
Jean Paul Sartre
In giro per Shanghai
Nel mio immaginario d’italiana il lavoro in Cina aveva una sua sacralità economica quasi calvinista.
Mi aggiro per la città di Shanghai, cammino tra strade grandi alla ricerca dell’ultimo hutong ancora non sostituito da un grattacielo di contemporanea bellezza.
Dopo tanti viaggi in Cina sono ancora alla ricerca della giusta chiave di lettura dei loro comportamenti mentre cerco più che mai di contenere la mia natura interventista di donna occidentale, abituata a scegliere e decidere repentinamente.
Tutto è così grande…
Cammino per le strade grandissime che con grande difficoltà provo ad attraversare. Tutto è talmente grande ed io mi sento sempre più piccola, nonostante la mia struttura fisica sia anche un po’ più robusta della media locale.
In Italia non mi sento mai sovrastata dalle cose, spesso sono le persone che mi sovrastano con il loro parlarsi addosso e con un’aggressività che percepisci anche quando ti parlano con gentilezza.
Mangiare non è sempre così facile!
Ho fame. Il mio appetito è ancora confuso con l’orario italiano, qui sono appena le 15.00.
Il primo locale. Trovo i camerieri allungati sulle sedie. Dormono, alcuni anche appoggiati con la testa al tavolo avvolti da un sonno profondo al profumo di salsa di soya e dumpling al vapore.
Dormono tutti, mi guardo attorno attonita e vado via. Forse un caso isolato?
Tanto di posticini dove mangiare ne trovo ad ogni angolo! Penso. Infatti, subito accanto sbircio un localino delizioso pieno di lanterne rosse all’esterno. In punta di piedi mi introduco dentro, non voglio svegliare nessuno: da dietro una tende di perline arancione vedo una figura seduta su uno sgabello, la testa penzoloni ed il respiro pesante. Senza farmi sentire chiudo la tendina ed esco. Mi chiedo come si possa dormire così profondamente in quella scomoda posizione.
Passo davanti ad uno Starbucks, entro e vedo all’interno tre cinesi intenti a preparare un cappuccino.
Guadagno immediatamente l’uscita, senza indugio.
Ci vorrebbe una zuppa
Questa è la Cina che vedo, dormono tutti oppure se lavorano sono minimo a gruppi di tre.
Le certezze sulla potenza del Dragone nell’anno sotto il suo segno vacillano ed il mio appetito aumenta.
Di nuovo in strada alla ricerca di cibo e fa pure freddo.
Vorrei una zuppa bollente di quelle che ti ustionano il palato, che fai fatica a sorbire, ma ti riscaldano dentro.
Pranzo al ristorante Thailandese
Davanti a me un fantastico Thailandese e già le mie papille evocano il gusto del latte di cocco con il peperoncino. Una giovane donna mi accoglie alla porta, ma è tutto buio e ho qualche resistenza ad entrare. Rompo l’indugio e varco la soglia e, solerte, una ragazzina accende la luce nella zona in cui vengo introdotta e mi sorride posando una candela luminosa su un tavolo solitario. La giovane donna intanto corre verso una porta secondaria, da cui, dopo pochi secondi esce un ragazzo bello dall’aria scarmigliata ed assonnata che tenta maldestramente di infilarsi un vecchio maglione. È il cuoco che, finita la rapida vestizione, corre in cucina.
Un assaggio di paradiso
Passano poco più di dieci minuti e sulla mia tavola sfilano, a distanza serrata, la zuppa Tom Yum Goong, il riso profumato thai, granchio in latte di cocco e curry verde, insalata di frutta esotica: mango, ananas, papaia rumbutan, mangosteen.
Questo è un assaggio di paradiso ed io sono felice veramente felice!
Quasi quasi mi addormento anch’io.
fotografie di Iride Ciaccia
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