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Tre settimane in Tanzania
- Gennaio 27, 2011
- Pubblicato da: Gestore Roma
- Categoria: Blog Racconti di viaggio
di Cinzia Guadagnolo
Un viaggio in Tanzania
Cosa andate a fare in Africa? Ci hanno chiesto in molti prima della partenza.
Cosa fate concretamente lì per aiutare?
Sappiamo solo di aver condiviso tre settimane in Tanzania di vita quotidiana con un popolo: preghiera, lavoro, visite, passeggiate, chiacchiere.
L’immagine romantica del missionario che parte dal paese “sviluppato” e dal cuore della cattolicità, per andare gratuitamente a portare aiuto al povero e a consegnare a quella gente le sue cose, il suo knowhow tecnico, la sua visione dell’etica e della fede, non sembra stare molto in piedi. Non convince, non tiene unite le esperienze di lavoro e le emozioni vissute con loro, non racconta molto di quei volti che sorridono o di quelle mani che scavano mattoni dalla nuda terra.
Una distanza abissale
C’è una distanza abissale tra noi e loro. Una distanza che un occidentale difficilmente può comprendere ed accettare, catalogandola il più delle volte come loro incompetenza, inedia, pigrizia, leggerezza.
E’ necessario lasciarsi cambiare, anche nell’esperienza del servizio, ciò significa innanzitutto lasciarsi svuotare dei propri pregiudizi, anche tecnici e lavorativi. Altrimenti il rischio è grande: ritornare a casa più occidentali di prima e con la valigia carica di nuovi stereotipi, eretti come un muro che isola in un contenitore a tenuta stagna tutto ciò che resta incompreso.
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