Diario di viaggio: lo stage estivo
- Febbraio 7, 2019
- Pubblicato da: Gestore Roma
- Categoria: Blog Parola agli studenti
di Matteo Masella
Diario di viaggio: lo stage estivo – Post 4
Stage estivo all’estero
Ho fatto il primo stage a Roma come Receptionist per poi andare a fare lo stage all’estero l’estate, sempre con la UET. Subito dopo le festività natalizie la scuola organizza un colloquio con il Braye Beach Hotel. Una struttura situata nel Canale della Manica, precisamente ad Alderney, piccola isola che appartiene al Regno Unito ma più vicina alla Normandia Francese.
Il mio obiettivo era quello di migliorare ancor di più le competenze linguistiche e soprattutto fare un’esperienza particolare.
Le perplessità iniziali e il colloquio con il Manager
Inizialmente non tutto è andato come speravo. Alderney era una meta che non mi incuriosiva, un posto mai sentito (su Maps devi zoomare parecchio tempo affinché compaia). Avrei voluto lavorare in qualche città inglese, ma la scuola mi ha aiutato a superare le prime perplessità convincendomi a fare un colloquio con il manager. Svolgo il colloquio in aula con il loro indirizzo Skype. È durato circa un’oretta e ho avuto sin da subito ottime impressioni sul manager, molto simpatico, e su quello che la struttura mi avrebbe offerto. Mi ha inoltre introdotto parte dello staff rassicurandomi che mi sarei trovato bene. Ha parlato dell’alloggio che mi avrebbe dato con tutte le forniture, gli orari di lavoro e anche le varie attività che avrei potuto svolgere nell’isola. Nel contratto di stage era previsto un minimo salariale più vitto e alloggio.
L’organizzazione del viaggio, l’arrivo sull’isola e la conoscenza dei colleghi
L’organizzazione del viaggio è stata parecchio dura. Ho dovuto viaggiare su tre aerei diversi facendo coincidere al dettaglio tutti gli orari delle tratte. Arrivo ad Alderney ed era esattamente come mi aspettavo, una minuscola isola visitabile in due ore, ma che comunque offre panorami mozzafiato. La prima sera dopo essere arrivato nell’alloggio, i colleghi, con il quale condividevo all’inizio l’appartamento prima di spostarmi nella nuova casa, mi hanno dato il benvenuto offrendomi una cena in un ristorante. Si sono dimostrati subito cordiali e disponibili e mi hanno spiegato tutto ciò che avrei fatto durante l’estate. Mi hanno dato consigli sia sul lavoro sia su ciò che avrei potuto fare nel tempo libero.
I colleghi hanno reso questa esperienza positiva: staff giovane di maggioranza portoghese con presenza di altre nazionalità, tra cui francese e polacca.
L’altra fortuna che ho avuto è stata quella di condividere la nuova casa con l’unico altro italiano dell’isola con il quale ho instaurato un ottimo rapporto, un ragazzo in gamba che lavorava nel mio stesso hotel come Kitchen Porter.
La struttura e le mansioni che ho svolto
La struttura non è molto grande e conta solo 27 stanze, e quindi il lavoro in Reception non era molto elevato, per cui ho avuto l’opportunità di ricoprire più ruoli e rendermi il più utile possibile. Aiutavo il bar con gli ordini, il ristorante con le consegne o il servizio e l’ Housekeeping con il controllo camere. Con il manager c’era grande rapporto di fiducia, mi ha inserito anche nel business extra della struttura che prevedeva il noleggio di biciclette elettriche e che quindi mi ha permesso di arrotondare un po’.
Un inizio incerto e una conclusione perfetta
Il primo mese e mezzo non è stato facile, c’era la tentazione di mollare tutto e tornare a casa, ma lo spirito di adattamento mi ha aiutato a continuare cercando di ribaltare la situazione. Infatti l’altra metà dell’esperienza è stata professionalmente perfetta. Ormai diventato preciso con le pratiche Front Office, in eccellente armonia con lo staff e soprattutto appagato, poiché ho lavorato ore extra come Kitchen Porter, potendo portare a casa un bel bottino di soldi in più.
Inoltre mi hanno sempre accontentato quando ponevo delle necessità dandomi la possibilità di decidere il turno di lavoro e addirittura i giorni di riposo, non avrei potuto chiedere di più.
Il tempo libero sull’isola
Nel tempo libero visitavo l’isola andando sulla bicicletta elettrica che l’hotel dava in noleggio (ovviamente senza pagare). Ho fatto tutte le escursioni che l’isola propone. Ad esempio il tour degli Hedgehog (porcospini) che sono l’animale simbolo dell’isola, il Bus Tour che ti porta in giro per l’isola con la guida che racconta la storia dell’isola di Alderney, invasa durante la Seconda Guerra Mondiale dai tedeschi, che ci costruirono bunker diventati poi oggetto di turismo locale. La sera invece era d’obbligo andare a prendere la birra con Claudio, il coinquilino italiano, nei diversi pub dove spesso c’erano intrattenimenti quali karaoke o band che suonavano live. Passando quasi ogni sera nei pub ho anche allargato la rete di amicizie oltre il lavoro. Ho conosciuto ragazzi del posto e condiviso anche con loro fantastici momenti.
L’Alderney Week, un’esperienza particolare
La settimana più bella dell’estate è stata l’Alderney Week, la festività più famosa del Canale della Manica, dove è previsto un afflusso innumerevole di turisti. Ogni giorno ci sono stati intrattenimenti per bambini e adulti, con gare di castelli di sabbia, fiaccolata nel centro dell’isola, concerti la sera con stand di cibo e bevande locali. Il tutto concluso con un party fantastico all’interno del Bunker più grande, un’esperienza davvero particolare e insolita.
Con i colleghi e i superiori c’era rispetto reciproco, mi sentivo in famiglia; mi hanno insegnato molto, soprattutto a livello umano.
Ho scelto questo percorso proprio perché la mia vita è nutrita dalla conoscenza di persone uniche a modo loro.
L’ultima serata ad Alderney e il saluto speciale dei colleghi
Come è successo con la prima esperienza di stage, anche Alderney mi ha offerto tanto e porterò tutto nel cuore con la speranza di rivedere tutte le persone che ho apprezzato. L’ultimo giorno mi hanno dedicato una serata particolare ed emozionante. Una serata con tutto lo staff presente (mai successo durante tutta l’estate) e con saluti che mai mi hanno lasciato così soddisfatto ed emozionato per aver lasciato una piccola impronta positiva in quell’ambiente lavorativo.
Ho avuto conferme che il mondo alberghiero sarà ciò che circonderà la mia vita, soprattutto all’estero. Si ha una percezione di appagamento e stimoli in più che aiutano a dare il proprio massimo e a divertirsi quando si lavora.
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