News & Events
Istanbul vista dallo Stretto di Messina
- Marzo 28, 2013
- Pubblicato da: Gestore Roma
- Categoria: Blog Racconti di viaggio
di Francesco Tromba
Un distacco sempre più doloroso
Sono le 4 di mattina e stiamo andando verso l’aeroporto. È la terza volta che me ne vado da Istanbul. La prima volta non ci ho fatto neanche caso. La seconda volta ho lasciato un pezzo di cuore. Questa volta sto quasi per scoppiare a piangere, ho gli occhi umidi, menomale che gli amici che sono sul pulmino con me dormono e non se ne sono accorti.
La città dà il suo benvenuto
Arrivando a Istanbul dall’aeroporto Ataturk la strada per andare verso il centro della città è tutta dritta. Lo stesso per il percorso tra treno e tram. È come se Istanbul accolga o dia il bentornato ai suoi nuovi visitatori o ai suoi vecchi e nuovi figli. Dimostra subito l’apertura della città verso il mondo. Una volta arrivati a Sultanahmet, la zona più antica della città si viene subito aggrediti dalla bellezza e dal fascino elegante e decadente di questa città.
Da Instanbul allo stretto di Messina
Partendo dal parco Gulhane, proprio di fianco al Palazzo di Topkapi, scendendo verso il mare, dal lato del Bosforo ti rendi conto di quanto questa parte di Istanbul somigli allo Stretto di Messina. Potrà sembrare assurdo ma è la prima sensazione che ho avuto. Certo andando avanti Istanbul ha una storia e un’atmosfera diverse ma non sono tanto lontane da quelle che puoi provare guardando lo Stretto di Messina. Due città che si specchiano l’una nell’altra e nel caso di Istanbul due parti della stessa città che si mostrano l’una all’altra. Così vicine, così lontane, così uguali e così diverse.
Un filo diretto con la Calabria
D’altronde i Turchi hanno dominato per lungo tempo in Calabria ed in Sicilia, con scorribande piratesche, saccheggi e non solo. Basti ricordare la storia di Scipione Cicala, cantato da De Andrè e ultimamente raccontata in maniera più approfondita da Pietrangelo Buttafuoco in Il Lupo e la Luna. Cicala ebbe un rapporto diretto coi calabresi in quanto stava per prendere parte alla congiura organizzata da Tommaso Campanella contro gli spagnoli per creare la Città del Sole. Il progetto poi fallì e Cicala offrì asilo ad Istanbul a diversi calabresi. Torniamo però a Istanbul.
Gli odori che porta il vento
Un altro punto in comune con lo Stretto di Messina è il vento. Quando decide di soffiare se ne frega del fatto che un povero visitatore voglia fare un giro vicino al mare. Istanbul è un’esperienza totale, fatta di colori, sapori, odori, puzza, profumi. Nel giro di pochi minuti mentre passeggi per la città il vento può portarti gli odori del Bazar delle Spezie, il profumo del mare o la puzza di pesce del Porto o altri cattivi odori indefinibili.
Il mondo in una città
Camminando per le strade di quella che fu Costantinopoli ti accorgi subito di come ogni angolo della città possa riservarti una sorpresa da un momento all’altro; uno scorcio di panorama, un palazzo o un monumento che spuntano dal nulla. Ogni quartiere è diverso dall’altro. Se vuoi tornare indietro nel tempo vai a Sultanahmet, se vuoi rientrare nella modernità e nella globalizzazione vai a Taksim, dove ti ritrovi catapultato in una città del Nord Europa, se vuoi vedere come si vive in Sudamerica vai nella zona di Fatih. Qui puoi trovare gente che vive in case squarciate in due e ricucite solo con un po di mattoni e cemento, con tappeti usati come porte e con bambini che inventano giochi per strada. Dalle parti di Beyoglu invece puoi trovare strade piene di negozi di strumenti musicali, bar e barbieri, oltre a locali in cui ascoltare musica dal vivo o ballare fino a tarda notte. Istanbul è una città completa, complicata e che non fa domande. Ti offre tanto ma si prende tanto.
Ogni monumento è come una persona
Per capire un po’ la storia di Istanbul basti pensare ad Aya Sofya, inizialmente basilica ortodossa, poi cattolica e successivamente moschea. Oggi ha deciso di trasformarsi in museo, evidentemente anche lei è rimasta confusa e spiazzata da questi continui cambi di religione. Sì, l’ha deciso lei autonomamente perchè ogni monumento a Istanbul secondo me è come una persona, dotato di coscienza e capace di prendere delle decisioni. Ogni luogo storico di questa città sembra avere un grande carattere ed una grande forza spirituale. Soprattutto quelli che sono o sono stati dei luoghi religiosi. Come dice Orhan Pamuk: a Istanbul, a differenza di quanto succede nelle città occidentali con le vestigia dei grandi imperi del passato, i monumenti storici non sono reliquie protette ed esposte come in un museo, opere di cui ci si vanta con orgoglio. Qui le rovine convivono con la città. Ed è questo ad affascinare viaggiatori e scrittori di viaggi.
Un popolo accogliente e che ti aiuta con le indicazioni
Un capitolo a parte andrebbe dedicato al Bazar (sia quello delle spezie che quello delle merci). Lì capisci davvero come sono i turchi, che contrattare è un’arte sottile e per cui ci vuole molto allenamento e svariate tattiche, a seconda del commerciante-avversario che ti trovi davanti. In generale i Turchi sono un popolo accogliente ed attento ai turisti. Se ti vedono per strada mentre stai cercando di capire in che direzione andare con la tua cartina (che la maggior parte delle volte fa schifo e non comprende la miriade di vicoli che ci sono soprattutto nella zone dei mercati), ti si avvicinano e cercano di aiutarti. All’inizio diffidi, pensi ti vogliano comunque vendere qualcosa, ma poi ti accorgi che vogliono solo aiutarti.
Istanbul è il caos dentro ognuno di noi
Ripensando a Istanbul però, il sentimento che mi viene subito dentro è una sorta di melanconia. Una sensazione che una volta che visiti questo posto non riesci a trovare in nessun’altra città. Un misto di sentimenti positivi e negativi al tempo stesso, è come se dopo Istanbul solo qualcosa di più esotico e più spirituale potrebbe farti tornare a stare bene. Ma non è così, solo Istanbul può tornare a farti stare bene ed è per questo motivo che ci sono tornato per tre volte e che non vedo l’ora di tornarci ancora. Istanbul è il caos che c’è dentro ognuno di noi. L’Est e l’Ovest, la convivenza delle razze e lo sterminio, il ricordo e l’oblio, la lotta che c’è in ogni individuo tra l’essere animale e l’essere umano, tra il selvaggio ed il civile.
Istanbul ti cambia e ti fa riflettere
Tempo di ripartire, di tornare a casa. Ma qual è la mia casa? Istanbul mi ha accolto e mi ha fatto scoprire un sacco di cose. Sulla sua storia, ma anche sulla mia. Sul suo carattere, ma anche sul mio. Istanbul è la città che più si avvicina a un essere umano contemporaneo. Con una propria cultura iniziale ma che è mutata nel tempo, pieno di contraddizioni, complicato, pieno di passioni, desideri e peculiarità, aperto al cambiamento, ma non troppo, più che altro cerca di incorporare il cambiamento e renderlo proprio. Sono le 6.30, salgo sull’aereo ma all’inizio non riesco a dormire perché ho ancora un nodo allo stomaco. Passa un po’ di tempo e finalmente riesco ad assopirmi, a sognare. Il momento di tornare ad Istanbul.
Lascia un commento Annulla risposta
Devi essere connesso per inviare un commento.