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UET e Caritas Diocesana “Oltre la Vulnerabilità”
- Giugno 16, 2011
- Pubblicato da: Gestore Roma
- Categoria: Blog Contaminazioni romane Notizie Roma
UET e Caritas Diocesana: “Oltre la Vulnerabilità 2. Percorsi individualizzati per l’inserimento socio-lavorativo di richiedenti e titolari di protezione internazionale”
Venerdì 17 giugno 2011 alle ore 9.45 presso la Sala Rossa del Palazzo del Vicariato a Roma si terrà il convegno finale del progetto co-finanziato dal Fondo Europeo per i Rifugiati 2008 – 2013 e dal Ministero dell’Interno.
In previsione del convegno finale abbiamo incontrato la dott.ssa Lê Quyên NGÔ ÐÌNH, coordinatrice del progetto per la Caritas Diocesana, e la dott.ssa Anita De Marzo coordinatrice didattica di UET Roma.
Come nasce il progetto “Oltre la Vulnerabilità”
D: Dott.ssa Lê Quyên NGÔ ÐÌNH come nasce il progetto Oltre la Vulnerabilità 2?
R: Il progetto nasce dalla pluridecennale esperienza dell’Area Immigrati e Rifugiati della Caritas di Roma. In continuità con il precedente progetto “Oltre la vulnerabilità”. Percorsi individualizzati per l’inserimento socio-lavorativo di titolari di protezione internazionale co-finanziato del Fondo Europeo per i Rifugiati 2008-2013 (PA 2008, Azione 3.1.d).
Ci si muove nella convinzione che i richiedenti e i titolari di protezione internazionale, soprattutto se appartenenti alle categorie vulnerabili, necessitano di percorsi protetti e individualizzati di inserimento socio-economico. Che abbraccino contestualmente i vari ambiti dell’integrazione: l’istruzione, la formazione, il lavoro e la casa.
D: Com’è articolato il progetto?
R: Il progetto è stato attuato dall’Area Immigrati e Rifugiati della Caritas di Roma, in collaborazione con l’Area Minori e Giovani per gli ambiti di specifica competenza, presso il Centro Ascolto Stranieri (CdAS). Dove è stato attivato un servizio di orientamento alla formazione e al lavoro specifico per il target dei destinatari.
Il Centro ascolto stranieri e il Centro minori della Caritas
Presso il CdAS si è svolta anche l’attività di ascolto, di orientamento ed accompagnamento sociale e legale. E, infine, il corso di italiano ed educazione civica per analfabeti totali e funzionali.
Le attività previste per i minori non accompagnati si sono svolte presso i Centri di Pronto Intervento Minori della Caritas di Roma. Hanno svolto queste attviità: Life Skills Education, attività ludico, sportive e di socializzazione, il laboratori teatrale e gli interventi di psicoterapia breve.
Importante per la riuscita delle attività svolte è stato il lavoro di rete con i servizi del territorio e con i centri di accoglienza.
I destinatari
D: Chi sono i destinatari delle attività previste?
R: Richiedenti e titolari di protezione internazionale. Appartenenti alle categorie vulnerabili. Parliamo di: minori non accompagnati, vittime di violenze e torture, nuclei monoparentali. Ma anche di donne in stato di gravidanza, disabili e anziani.
D: Quali sono gli obiettivi e i risultati del progetto?
R: Il progetto ha avuto come obiettivo quello di favorire l’inserimento socio-economico di richiedenti e titolari di protezione internazionale appartenenti alle categorie vulnerabili. Con particolare attenzione ai minori non accompagnati. Sono stati realizzati interventi integrati e personalizzati nei diversi ambiti dell’integrazione. E cioè: lavoro, salute, istruzione e formazione, cultura e impiego formativo del tempo libero.
Il progetto ha intercettato oltre 700 richiedenti e titolari di protezione internazionale. Ed è stato realizzato dalla Cooperativa Roma Solidarietà, ente gestore promosso dalla Caritas di Roma
Ha offerto interventi individualizzati a 123 destinatari. Tra cui 31 donne e 44 minori stranieri non accompagnati.
Trattandosi di persone rientranti nelle categorie vulnerabili, esse incontrano spesso maggiori ostacoli all’integrazione in Italia. E hanno bisogno quindi di un accompagnamento specifico.
I destinatari hanno ricevuto un orientamento sociale, legale e un counseling lavorativo. Beneficiando di contributi per frequentare corsi di formazione e tirocini.
La collaborazione tra la Caritas e la UET
D: Perché la collaborazione con UET?
R: La collaborazione con la UET – Scuola Univeristaria Europea per il Turismo è stata già avviata in passato dal Centro Ascolto Stranieri della Caritas di Roma. Anche nell’ambito di progetti co-finanziati da Fondi Europei.
E anche quest’anno, dopo un’attenta indagine di mercato sul territorio romano, abbiamo deciso di continuare la collaborazione con la Scuola. Sia per la qualità dell’offerta formativa proposta. Sia per la serietà, attenzione e puntualità dimostrate sia nell’organizzazione del corso. Ma anche nel tutoring offerto. Nonché nell’attività di placement prevista.
Il ruolo della UET
D: Dott.ssa De Marzo qual è il ruolo di UET Roma nella realizzazione di questo progetto?
R: UET aveva già collaborato con Caritas alla prima edizione del progetto. L cui finalità era proprio quella di fornire strumenti e supporto per l’inserimento lavorativo di soggetti richiedenti asilo politico.
UET si è occupata quindi in primo luogo della progettazione del percorso formativo per Cameriere/Facchino ai piani.
Dopo un confronto con i responsabili Caritas sugli obiettivi generali del progetto, si è proceduto a strutturare un percorso ad hoc. Che potesse rispondere al meglio ai profili e alle aspettative dei partecipanti.
La fase dello stage
La UET ha poi proceduto alla individuazione dei partner di stage. E ciascun partecipante è stato accompagnato al colloquio che procede lo stage. In modo da presentare alle Aziende le finalità del progetto.
Durante il percorso di stage i partecipanti sono stati costantemente monitorati in modo da poter intervenire e correggere i pochi, a dire il vero, casi critici.
D: Come si svolgono presso UET le attività previste dal progetto?
R: Alle attività del progetto è stata applicata la metodologia didattica che caratterizza tutti i corsi UET. Ovvero una formazione fortemente orientata al saper-fare.
Pertanto nella fase d’aula sono stati coinvolti docenti esperti di settore. Che hanno presentato ai partecipanti il settore albergo in generale. E il reparto housekeeping in particolare. Entrando poi nello specifico dei ruoli e delle responsabilità del reparto.
Percorsi fatti su misura
Il percorso è stato tarato sul profilo dei partecipanti. Tenendo conto che – provenendo loro da mondi e culture lontani – molti aspetti non potevano essere dati per scontati. Ma richiedevano approfondimenti e attenzioni particolari.
D: Quali sono gli obiettivi e i risultati del progetto?
R: Obiettivo del progetto è stato indubbiamente quello di fornire ai beneficiari una opportunità concreta di inserimento lavorativo. UET ha sin da subito fatto proprie le finalità. E lo spirito del progetto tanto da assegnare tre borse di studio a copertura totale.
Gli studenti del corso organizzato con la Caritas
D: Ci parli degli studenti che frequentano i corsi previsti da questa collaborazione con la Caritas.
R: La prima cosa che ci ha colpito favorevolmente dei partecipanti al progetto è stata la loro grande educazione e rispetto. Si tratta senza dubbio di persone che hanno vissuto esperienze che noi non possiamo neanche immaginare. Eppure hanno conservato (o forse acquisito) una dignità e un rispetto per gli altri dalla quale possiamo solo imparare.
Posso raccontare un episodio che mi ha colpito molto. Ero entrata in aula per comunicare una variazione di calendario. E come d’abitudine dopo i saluti ho chiesto: come state?
Si tratta di una domanda retorica alla quale mai nessuno mi risponde. Al massimo un sorrisetto di circostanza. Ma quella volta mi sono sentita rispondere: noi bene, e tu come stai?
Per un attimo sono rimasta senza parole. Non mi aspettavo che qualcuno si preoccupasse della mia salute.
Ho sorriso e ho risposto di stare davvero bene con loro!
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